FILAPEDIA: PIRATA  

22 Luglio 2025


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La parola di oggi, pirata, deriva dal greco πειρατής, derivazione di πειράω, ovvero ‘tentare, assaltare’. Identifica chiunque percorra il mare per assalire e depredare a proprio beneficio navi di qualsivoglia nazionalità, il loro carico, le persone imbarcate, persino le popolazioni costiere, violando il diritto internazionale. Nel corso dei secoli il termine ha popolato la letteratura d’avventura (Emilio Salgari, Italo Calvino, Robert Louis Stevenson, Edgar Allan Poe) e ovviamente il cinema, dai ‘cappa e spada’ con protagonista Errol Flynn (velista anche nella vita) sino a Johnny Depp, che nel 2003 rilancia la propria carriera con il personaggio di Jack Sparrow, filibustiere dagli occhi bistrati ne La Maledizione della Prima Luna. ‘Pirata’ è una parola ricca di sfaccettature: può indicare, generalmente, un soggetto avido o fraudolento, ma anche una radio o una televisione che trasmette in modo illecito.

Nella storia FILA di pirata può essercene uno solo, e non è un velista. Parliamo, ovviamente, di Marco Pantani, indimenticato ‘corsaro’ delle due ruote. Il soprannome gli viene dato in occasione del Tour de France 1997, quando si presenta alle folle con bandana sul capo e orecchino. E, ça va sans dire, per le incredibili doti di forza, resistenza e resilienza.
Nato a Cesena il 13 gennaio 1970, Pantani muove i primi passi in ambito sportivo come calciatore, ruolo ala destra. Dal momento che finisce spesso in panchina, per combattere la noia monta sulla Graziella e insegue i coetanei della ‘Fausto Coppi’, la squadra locale. Proprio loro lo spronano ad unirsi al team: il padre gli dà il benestare a una condizione, “se non ci riesci col ciclismo vieni a cambiare tubi con me o vai a fare le piadine”.

Marco non delude papà Paolo, al contrario diviene uno degli sportivi più amati in Italia. L’epopea di Pantani è impressa nella storia perché non lunghissima (corre da professionista dal 1992 al 2003) e segnata da vittorie eccezionali. È stato l’ultimo a vincere, nel ’98, le due corse a tappe più importanti, il Giro d’Italia e il Tour de France: in tutto, ad oggi, ce l’hanno fatta in sette, lui è il solo italiano insieme a Coppi. A rimanere, oltre ai trionfi, c’è lo stile ineguagliato, che lo rende un personaggio quasi cinematografico. Poderosi attacchi in salita, occhiali da sole vistosi, noncuranza per lo studio che gli avversari facevano dei percorsi, perché in fondo “una salita è una salita”, come amava ripetere.

Per numerosi addetti ai lavori Marco Pantani è stato uno dei ciclisti su strada migliori della storia, anzi, forse davvero Il migliore, per citare il titolo del film che Paolo Santolini gli dedica nel 2021. Le sue doti di scalatore gli hanno permesso di eccellere nelle tappe di montagna, come quell’Alpe d’Huez conquistata in 36 minuti e 50 secondi durante il Tour de France 1997, record tuttora imbattuto. Gli hanno consentito, il 7 giugno 1998, di vincere il Giro in un appassionante testa a testa con il russo Pavel Tonkov, con indosso una Maglia Rosa FILA tuttora protagonista del nostro Archivio. La storia di Pantani è emblematica nel raccontare la materia di cui sono fatti i grandi dello sport, ricordaci le responsabilità e l’onore che abbiamo tutti noi nel tramandarla.

Esci nel mondo, diventa un pirata o il re del Borneo; regalati un’esistenza in cui la soddisfazione di elementari, fisici piaceri occupi quasi tutte le tue energie.” – Bertrand Russell, La conquista della felicità, 1930
Professor, what’s another word for ‘pirate treasure’?” – Beastie Boys, Professor Booty, 1992

 

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