Bordocampo: Massimo Fila

La nostra rubrica di interviste torna con un ospite d’eccezione: Massimo Fila, erede diretto della famiglia che ha dato origine alla nostra storia. Tra echi del passato ed auspici per il futuro, ecco cosa ci ha confidato.

21 Ottobre 2021

Uno dei principali scopi del museo è ‘ambientare’, ovvero creare una dimensione di familiarità che accolga e in qualche modo faccia sentire a casa il visitatore. Per Massimo Fila tale meccanica affiora in maniera senz’altro peculiare ogni volta che torna in Fondazione: ed è inevitabile, dal momento che ciascuna sala racconta momenti inestricabilmente legati alla sua storia personale. Figlio di Giovanni Fila, ai tempi amministratore delegato del Maglificio Biellese F.lli Fila – MABY, assiste entusiasta alla creazione dell’incredibile gruppo creato da Enrico Frachey, con cui prende vita l’avventura di FILA SPORT. Massimo torna a trovarci spesso, anche per coinvolgerci in nuovi progetti. Abbiamo trasformato una delle visite più recenti in una vera e propria intervista: ecco com’è andata!

Cosa si prova nel vedere il proprio cognome associato ad uno dei marchi di vestiario più conosciuti e diffusi al mondo?

MASSIMO FILA: Orgoglio, fin dai tempi in cui tutto è nato. Ma anche soddisfazione e riconoscenza nei confronti di Gene Yoon, che nel 2007 ha donato nuova linfa ad un marchio che stava languendo. La mia è riconoscenza assoluta e disinteressata.

Qual è il Suo primo ricordo legato a FILA SPORT?

MF: Ricordo che un giorno mio padre arrivò a casa con due adesivi quadrangolari: uno di essi recava scritto WHITE LINE, l’altro presentava il logo F-BOX. Li applicai sull’automobile che usavo all’università, una Volkswagen Porsche, e giravo per le strade, fiero del nascente marchio.

E gli atleti del cuore? Ne avrà conosciuti molti…

MF: Björn Borg! Lo conobbi agli Internazionali di Roma nel 1976, quando frequentavo ancora l’università. Ai tempi circolavano rumors secondo cui Adriano Panatta avrebbe lasciato la compagnia a fine anno, nell’aria curiosità e preoccupazione si mescolavano. Si parlava però di un esordiente, un ragazzino svedese che proprio in quei giorni si trovava in città: Borg! Lo conobbi tra un suo allenamento e un match, aveva i capelli lunghi e trascorreva le sue giornate lanciando continuamente palline contro un muro. Gianni Fantini, importante membro del team, lo avvicinò e gli donò una maglietta FILA, che lui indossò subito esclamando ‘Thank you, thank you!’. Alla fine del ’76 Panatta ci lasciò e Borg fu immediatamente contattato, inaugurando l’era che oggi tutti conosciamo.

Devo dire che ho molti bei ricordi legati agli atleti FILA: Panatta e Bertolucci, dopo la storica vittoria della Davis Cup, in seguito a una visita aziendale festeggiarono venendo a pranzo a casa nostra, nella campagna biellese. Bertolucci e la sua famiglia, che gestiva il famoso Tennis Roma, venivano periodicamente a salutarci anche a Forte dei Marmi, dove eravamo soliti trascorrere le vacanze estive. Voglio infine evocare la simpatia di Guillermo Vilas, che un giorno, a Biella, confidò a mio padre: ‘no soy un atleta, soy un poeta!’.

Dal 2010 Fondazione FILA Museum svolge un ruolo proattivo nella salvaguardia della memoria storica del brand, nonché nello sviluppo delle nuove collezioni. Da erede e fruitore, cosa pensa dell’operato dell’ente?

MF: La Fondazione lavora in maniera fantastica e il museo, che ogni volta mi appare diverso, curato con gusto, è bellissimo: non si potrebbe far di meglio!

Nell’anno del centodecimo anniversario, è ormai chiaro che la storia di FILA è ancora tutta da scrivere, e sempre più rifletterà l’età moderna. Cosa augura al marchio e al suo avvenire?

MF: Altri centodieci anni, direi!

Massimo Fila insieme alla figlia Raimonda

About

Born in Biella in the foothills of the ltalian Alps, WONNIE is a ski-loving white bear. Because he is from the snow­covered Alps, he is vulnerable to hot weather, and despite his size he has timid personality so he is always blushing. WONNIE is a gentle bear with heart of gold who easily find faults with himself even with small things but never blames others.