RITRATTI: GABRIELA SABATINI

19 Agosto 2025

Bentornate e bentornati a Ritratti, la rubrica che riporta all’attenzione le protagoniste e i protagonisti della storia FILA.
Da Andrea Jaeger a Boris Becker fino a Jennifer Capriati, sul Blog avete già letto numerose storie di enfant prodige dello sport. Ebbene, fa decisamente parte della categoria anche Gabriela Sabatini, ex tennista argentina e figura tra le più celebrate della tradizione sudamericana. Nata a Buenos Aires nel 1970, inizia a palleggiare a soli sette anni, incoraggiata dal fratello che le fa imbracciare una Condor in acciaio decisamente impegnativa per la sua età. Tuttavia, sarà proprio questo quest’approccio a spianare la strada a un talento precocissimo, che nel 1983 la vede trionfare, tredicenne, all’Orange Bowl di Miami Beach, torneo junior che negli anni ha lanciato giocatrici e giocatori di prima grandezza. Nel 1984 Sabatini è una fuoriclasse, pronta a trasferirsi negli Stati Uniti per avviare la carriera da professionista.

Il 1985 è un anno di svolta per lei: all’indomani del suo 15esimo compleanno diviene la più giovane semifinalista nella storia dei Roland Garros. Perde contro Chris Evert, ma il mondo inizia ad accorgersi delle sue doti: è bravissima nel gioco da fondo campo, possiede un rovescio ad una mano elegante e una tenacia che sa sfinire le avversarie.
A tal proposito, gli anni Ottanta e Novanta sono un periodo d’oro per il tennis femminile, e in breve tempo Sabatini si trova a fronteggiare delle campionesse di prima grandezza. Nel 1988, alle Olimpiadi di Seoul, viene sconfitta in finale dalla tedesca Steffi Graf, con la quale negli anni tesse una ‘rivalità’ della quale si è scritto tantissimo. Le due si sono sfidate in campo 40 volte e benché il medagliere sia a favore di Graf, l’argentina è la sola a poter vantare 11 vittorie contro di lei. “Steffi è stata una delle migliori avversarie che io abbia mai avuto, credo abbia tirato fuori il meglio di me. Negli anni siamo diventate amiche, ancora oggi parliamo moltissimo, i tornei che abbiamo disputato sono indimenticabili. Le Olimpiadi sono state un’esperienza incredibile: a noi tenniste non capita spesso di poter rappresentare il Paese dal quale proveniamo”

Un’altra avversaria degna di menzione per Gabriela Sabatini è poi Monica Seles. Le due si sfidano in undici occasioni, la più memorabile delle quali al Madison Square Garden di New York, nel novembre 1990, alle finali del Virgina Slims: in quell’occasione Seles la spunta dopo un match di ben 3 ore e 47 minuti. La rivalità in campo non ha mai offuscato la loro amicizia. Come ha dichiarato la stessa Seles nell’autobiografia From Fear to Victory (1996), “Gaby fu l’unica giocatrice che mi sostenne dopo l’incidente di Amburgo. Ha pensato come una persona, senza badare alla classifica, non ha pensato agli sponsor o agli affari. È diversa dalle altre giocatrici che erano nel tour”. Nelle parole dell’ex tennista iugoslava troviamo chiaramente i motivi che negli anni hanno reso ‘Gaby’ non solo una professionista, ma anche una figura estremamente amata dal pubblico: quando, sempre nel ’90, Diego Armando Maradona gioca la finale dei Mondiali tra Argentina e Germania all’Olimpico di Roma, gli occhi dei tifosi sono in realtà tutti per lei, impegnata agli Internazionali di tennis, e la Capitale viene ribattezzata Gabyland in suo onore.

Gabriela Sabatini si ritira nel 1996, a ventisei anni, concludendo una carriera durata undici. Nel suo palmarès ci sono 27 vittorie, tra cui uno Slam (gli US Open del 1990) e un argento olimpico (Seoul 1998). Oggi si divide tra l’Argentina e la Svizzera: da sempre appassionata di moda e beauty, è un’imprenditrice di successo nel campo della profumeria, e alcune delle sue fragranze si ispirano alla varietà di rosa rosso-arancione sintetizzata nel 1992 e battezzata con il suo nome.
Viene introdotta all’International Tennis Hall of Fame nel 2006: a presentarla, neanche a dirlo, è Steffi Graf.

 

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