TIME MACHINE: IL 1991
Dopo essere approdata negli anni Novanta con Boris Becker, oggi la Time Machine ci porta alla scoperta del 1991, anno denso di eventi ed energie. Il 6 agosto Sir Timothy John Berners-Lee, fisico ed informatico britannico, mette online HTTPD (Hyper text transfer protocol daemon), il primissimo server web, e WorldWideWeb, il primo browser/editor: è la nascita di internet. Interessante, nello stesso periodo, è la scena artistica. Se musicalmente domina il grunge e in particolare Nevermind, album immortale dei Nirvana, al cinema segnaliamo Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, primo thriller a vincere l’Oscar come miglior film.
Nella storia del tennis, il 1991 è decisamente l’anno di Monica Seles, che in quel periodo è la numero uno al mondo, portatrice di uno stile innovativo che ha fatto scuola. Nata a Novi Sad, Serbia, il 2 dicembre 1973, Monica è cresciuta in una famiglia di origini ungheresi. Il padre, fumettista, la allena nel parcheggio sotto casa: un po’ per motivi economici, un po’ perché alle ragazze è proibito l’accesso ai pochissimi campi della città. Nei negozi serbi le racchette per bambini non esistono e la giovane adopera quella, assai pesante, del papà, sviluppando la forza che la rende da subito inconfondibile.
Come la collega Jennifer Capriati, anche Monica Seles è enfant prodige. Nel 1985, a soli 11 anni, vince l’Orange Bowl di Miami: in seguito si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti, dove frequenta la prestigiosa Academy di Nick Bollettieri. Diventa professionista nel 1989 e nel 1990 è la più giovane tennista della storia a trionfare ai French Open, record che detiene tuttora.
La carriera di Monica Seles non è questione di soli numeri o record, ma anche di uno stile rivoluzionario e unico. Monica è stata la prima tennista ad abbinare i colpi in campo a grida acute, secche, fatte per intimidire le avversarie. Questo approccio, che le è valso il poco gentile soprannome di Moanica, non è mai stato particolarmente apprezzato (Wimbledon le chiederà di contenersi). Seles è passata alla storia anche per il ritmo ossessivo capace di sfinire e per il gioco bimane di diritto e rovescio (Gianni Clerici la soprannomina quadrumane). E, come spiega Davide Morganti in I destini di Monica Seles (66thand2nd, 2024), parlare di questa straordinaria sportiva ha anche delle implicazioni ideologiche: negli anni Novanta la Serbia è infatti il simbolo di un disastro non esente da pregiudizi. Al tempo stesso, però, evoca un’Europa post-crollo del muro e fine dell’URSS, della quale si fa ambasciatore pure Becker, tedesco e ‘figlio’ di una Germania finalmente unita.
Gli anni d’oro della carriera di Monica Seles – da sempre appassionata di moda – sono siglati FILA, brand che la abbraccia nei ruoli di atleta sponsorizzata, musa e modella. Negli anni indossa completi, tute da ginnastica e scarpe inconfondibili per i toni pastello, le tinte luminose, i motivi geometrici o floreali. La tennista si diverte a interpretare le collezioni con shooting ironici, divertiti, nei quali è sempre a proprio agio. “Il pubblico pensa a me come a un prodigio. Fu talento? Fu lavoro duro? Non lo so. Di certo, se vuoi arrivare in vetta devi desiderare di giocare ogni giorno, tutto il giorno”.
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